Quando nasci, donna, in una famiglia di vignaioli

Quando nasci, donna, in una famiglia di vignaioli impari presto a dare una mano.
All’inizio era preparare la tavola per chi tornava dal monte: mi mandavano in cantina a spillare il vino, buono, bianco e fresco, dalla vasca. Capitava che me ne versassero mezzo dito: annusa, che ci senti? Ti piace? Dai, così ti “fai il naso”. Perché si sa, noi siamo più sensibili ai profumi.
Durante la vendemmia facevo su e giù dalle vigne a portare acqua e pane; le “brente” no, che pesano.
Con gli anni si cresce e cresce l’azienda. Si studia, si impara, si conosce. Si comincia a viaggiare, a capire che il mondo non finisce alla fine del filare. Ogni scoperta nuova che si faceva, si portava a casa e si pensava a come metterla in pratica anche “da noi”.
Con gli anni cresci tu e la voglia di far crescere ancora di più l’azienda. Arrivano le idee, le storie, gli investimenti da fare, le collaborazioni. Arrivano anche i momenti in cui bisogna dimostrare chi sei, anche perché sei donna, nel mondo del vino. Un mondo bello, di compagnia, con il bicchiere mezzo pieno, ma da godersi a piccoli sorsi.
Quando nasci, donna, in una famiglia di vignaioli, impari presto a dare una mano.
Alla fine rappresenti quel “da noi”. Perché si sa, siamo più sensibili al comunicare, all’andare oltre.
Quando nasci, donna, in una famiglia che sia di imprenditori, operai, artigiani, disoccupati, avvocati… sembra sempre che tu debba dimostrare di più.
In un mondo che corre per arrivare per primo, dire per primo, inventare per primo, creare per primo, noi restiamo con genuinità, l’immagine di quel “da noi”, da cui siamo nate.
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