“La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole..”
Leopardi
La rosa nei vigneti è una tradizione antica, la sentinella che per prima viene colpita in caso di eventuali malattie. Un tempo, i vignaioli le piantavano nelle teste dei filari per proteggere i loro vigneti in quanto consentiva ai viticoltori di agire in modo tempestivo sul problema per prevenire i danni al raccolto. Principalmente venivano usate per una questione di monitoraggio e verifica, in questo modo era più facile tenere sotto controllo i cicli biologici di insetti e funghi, attuando così la miglior difesa.
Oggi, con il mutare delle tecniche agrarie e di allevamento della vite, la messa a dimora delle rose nei vigneti è soltanto l’avanzare di un’antica tradizione, che, i vignaioli “nostalgici” e particolarmente attenti ai cicli biologici (come noi!), continuano a tramandarla di filare in filare e di generazione in generazione, colorando le campagne.
Ma non è tutto! E se vi dicessimo che per avere un vino non trattato basta ornare le vigne di fiori? Sì, fiori. Di campo, per di più. Nulla di raffinato, costoso o esotico. Semplici sementi autoctone, presenti nella campagna veneta dalla notte dei tempi
L’obiettivo? Creare un ecosistema che favorisca lo sviluppo di una flora e una fauna integrata con i vigneti, arricchendo il terreno e al contempo attirando quegli insetti in grado di combattere in modo naturale i parassiti che attaccano le uve. Il sistema è semplice: i fiori, piantati tra i filari, attirano gli insetti, che a loro volta vengono attirati e si nutrono dei parassiti della pianta. Un sistema che già nel primo anno consente la riduzione del 40 per cento dei trattamenti antiparassitari.
E con il profumo dei fiori che ci inebria l’olfatto, godiamoci l’inizio di questa primavera!